Chiesa dei SS. Pietro e Paolo
Storico
La chiesa ha origini antiche e probabilmente sorge su precedenti strutture. In un documento del 1192 viene citata come chiesa di San Pietro e più tardi, nel 1580, diviene la chiesa dei SS. Pietro e Paolo. Indagini archeologiche condotte nel 1994 hanno confermato che da duemila anni a questa parte san Pietro è stato il centro sacro di una regione comprendente i villaggi di Gravesano, Manno e Bedano. In questa regione sono vissuti e hanno operato i primi cristiani del luogo, legati alle loro terre, alle loro capanne, ai loro morti.
Nei secoli VII-VIII sorse un piccolo edificio quadrangolare, forse un sacello funerario, cui fu aggiunta in seguito un’abside semicircolare. La struttura fu completamente demolita in età romanica, quando fu costruita la nuova chiesa, epoca cui potrebbe risalire anche il campanile rialzato nel periodo barocco. Alcuni frammenti di affreschi romanici rinvenuti durante lo scavo risalgono alla seconda metà del secolo XI, tra cui una testina femminile. Nel corso del Trecento fu aggiunto ad ovest un portico, tamponato all’inizio del secolo XV.
La navata medievale fu demolita tra gli anni 1578 e 1599 ed eretta quella attuale, mantenendo solo il coro poligonale, costruito nella prima metà del secolo XVI al posto dell’abside semicircolare romanica. Sul portale sud l’architrave reca al centro le Chiavi di san Pietro, del Quattrocento. All’interno la navata è coperta da un soffitto con orditura lignea a vista, sorretto da due archi trasversali a sesto acuto. Accanto al coro si aprono due cappelle del 1670 circa; quella a nord contiene un altare con statua della Madonna del 1750 circa: quella a sud, dedicata a San Carlo Borromeo, ha un altare in stucco della seconda metà del Seicento con mensa in marmo datata 1747, la mostra incornicia un olio su tela raffigurante la Madonna col Bambino tra i santi Andrea, Carlo Borromeo, Francesco d’Assisi, Domenico di Guzmán, Giacomo Maggiore e Giuseppe, opera del 1675 circa di Carpoforo Tencalla (1623-1685) di Bissone, cui sono ascritti anche gli affreschi della volta. Sui piedritti del secondo arco trasversale: figure affrescate di Sant’Antonio abate e di San Bernardo di Chiaravalle, del tardo Cinquecento. Il coro è ornato di dipinti murali eseguiti da un Riva di Ravecchia nel 1905; sulla parete di fondo: olio su tela (cm 232 x 132) del 1756 con Sant’Elena in adorazione della Santa Croce, attribuito a Giuseppe Antonio Maria Torricelli (1710-1808) di Lugano: la tradizione narra che Elena, madre dell’imperatore Costantino I, giunta a Gerusalemme nel 327, riunì una commissione di sacerdoti e di archeologi per stabilire dove si dovesse scavare per ritrovare la croce di Gesù; trovate tre croci, il vescovo Macario invocò il Signore perché indicasse quale fosse quella del Figlio, allora si trasportò una donna moribonda che, toccata dal legno della vera croce, guarì.
Le vetrate del 1996 sono di Fra Roberto Pasotti di Bellinzona, autore anche del mosaico posto sopra la porta dell’entrata principale della chiesa. Il mosaico è stato realizzato dall’artista Leonardo Pecoraro, attinente di Rivera. Lo stendardo – con la Madonna del Rosario e i santi Pietro e Paolo – è del secolo XVIII; l’arredo liturgico nuovo (l’ambone, l’altare, i sedili, il fonte battesimale e il cero pasquale) è stato ideato dall’architetto e scultore Gianfranco Rossi, deceduto nel 2013. Il prezioso tabernacolo ligneo è stato restaurato da Donatella Beretta di Origlio. La consacrazione del nuovo altare è avvenuta il 13 aprile 1996 ad opera del vescovo della diocesi di Lugano Giuseppe Torti. Nel 1999 il campanile è stato dotato di due nuove campane, portando il concerto a cinque.